Gabrieli pittore solleva un bue

GUARDANDO Roberto Gabrieli viene subito in mente Irma la dolce, non lei, si capisce, ma lui, il protagonista maschile, quello che ai mercati generali di Parigi si carica un bue sulle spalle come se fosse un agnellino, e ha una vita che scorre su un binario da una parte brutale e impetico, dall’altro  romantico. Gabrieli ha due mani enormi, è difficile vedere due mani come le sue, forse ercole ne aveva di simili se davvero ha compiuto le famose fatiche. Se ne serve per sollevare interi buoi (fa parte della cooperativa San Paolo ai mercati generali, e lavora a tutto fare), e per dipingere quadri vigorosi, singolari. I critici hanno parlato spesso di lui con quel linguaggio tutto speciale che usano sempre e che fa di loro un gruppo etnico a parte (es.: ma che violenza di espansione cromatica, ma quale proiettato divisionismo, quale tematica grafica eccetera).

In realtà la pittura di gabrieli è doppia, corre su un binario come la sua vita, da una parte ci sono i facchini del mercato con i loro corpi e volti goyeschi, dall’altra c’è il mondo lezioso dei fiorellini o addomesticato dei paesaggi. Gabrieli l’ha lavorato addirittura con le perle, con i corallini colorati, e non l’ha voluto vendere neppure per 800.000 lire) che la gente compra volentieri.

“Dipingo da 14 anni – dice – e ho studiato i grandi maestri per fare esattamente il contrario di quello che facevano loro. Voglio che la mia pittura sia mia solamente. Sono passato dall’acquerello alla tempra   alla china, ho sempre esperimentato tutto e ho scelto un mio sistema, la “stecca” dei carrozzieri. E una lametta d’acciaio con gli angoli leggermente arrotondati, distribuisce il colore in un modo differente”

Dal 28 al 30 gennaio Gabrieli ha esposto suoi lavori in piazza Colonna, all’aperto, con altri pittori. In febbraio conta di fare una “personale”. Ha 29 anni molto tempo ancora davanti, e lo stile che cerca l’ha già trovato. Come dice uno dei suoi critici, il meno ermetico, Gabrieli “ha già superato la fase sperimentale della sua arte. Dopo continue e ben condotte ricerche ha saputo trovare una sua personale strade, la stessa che gli permette oggi di presentare una pittura solida, ricca di caldi accenti cromatici, sapida di armoniosi impasti coloristici”.

Mirella Delfini
DA:  PAESE SERA  – CRONACA DI ROMA  – lunedì 1 febbraio 1971 – ore 21