Un trionfo di fiori per le donne di Trastevere

Roberto Gabrieli artista gentile e delicato, ha esposto le sue opere “da Gino” nel rinomato  ristorante in Trastevere. E’ stato un successo di critica e di pubblico. Ecco quanto di lui dice il critico Aurelio T. Prete: Roberto Gabrieli ha oramai superato la fase sperimentale della sua arte. Dopo continue e ben condotte ricerche ha saputo trovare una sua personale strada, la stessa che gli permette oggi di presentare una pittura solida, ricca di caldi accenti cromatici, sapida di armoniosi impasti coloristici.

Nelle sue tele notiamo particolare iridescenza atta a fondere segni tratti da tavolozza che alterna toni caldi a toni freddi. E’ questa la peculiare stesura che accompagna ogni opera di Gabrieli e che ne determina il timbro. Una pittura singolare, questa, che pienamente conferma esperienze ben assimilate, che ci riporta un Roberto Gabrieli vigoroso e quanto mai personale, che ci assicura , ancora, d’un continuo evolversi di questa pittura che darà, certamente, più serrati e qualificati frutti in un domani che non vediamo lontani. Natura esuberante e volitiva, scrive Mario Ulivi, quella di Gabrieli, che scoperto il linguaggio pittorico essere congeniale all’innata vocazione di esprimere il suo mondo interiore, lo difende con coraggiosa coerenza e ottimistica fiducia nella sua giusta ricompensa dell’immane sforzo e del quotidiano sacrificio, rubando le ore al riposo ristoratore, riprende il dialogo con sè stesso, e sorretto da giovanile vitalità dà sfogo alla inquetitudine  costruttiva con colori stessi. Nascono così quelle tele che rispecchiano la gioiosa favola  dell’amore in ben contratte  composizioni di figure (nudi), con giusta e armoniosa proporzione dei valori anatomici, ricche di movimento; accanto a visioni paesaggistiche urbane di Roma minore, intima e umana, o di  fantasiose marine di stile post impressionista. Niente Sturm und drang ma pacata riflessione  e signorile distacco dall’amaro compromesso pagato puntualmente ogni giorno per vivere, nella serenità delle raffinate  nature morte dai preziosi giochi timbrici e della delicata freschezza dei fiori che illuminano la parete, e quasi la profumano, alla plastica evidenza formale dei nudi e alla penetrante psicologia  dei volti, Gabrieli aggiunge un pizzico di romantica e nebulosa teorizzazione,che sta a mezzo fra una specie di contestazione sussurrata a fior di labbra, e un sogno chimerico non ben definito che il nostro chiama “quarto spazio”. Un vezzo, un’impressione aspirazione, o forse un’inconscia  concessione alla moda corrente di teorie manifesti. Egli è invece ben saldamente piantato nella pittura valida espressione dei suoi sogni, delle sue fantasie , dei suoi sentimenti di uomo e artista, in un placato tumulto interiore che sigla esteticamente la sua arte, avviata a copiosa e promettente maturazione.

DA: IL CORIERE DI ROMA
FIERA DELLE ARTI E DELLE LETTERE
Domenica 9 gennaio 1972